Coordinate di Eddington-Finkelstein

Nella Relatività generale, le coordinate di Eddington-Finkelstein sono una coppia di sistemi di coordinate utilizzate per descrivere le geodetiche nulle radiali in uno spazio-tempo di Schwarzschild, ossia attorno a un buco nero perfettamente sferico. Le geodetiche nulle altro non sono che le linee di universo, ossia le traiettorie nello spazio-tempo, percorse dalla luce; quelle radiali sono quelle che si percorrono muovendosi direttamente da o verso la massa centrale. Prendono il nome da Arthur Stanley Eddington che accenna a tale sistema in un articolo del 1924[1] e da David Finkelstein che lo sviluppa in un articolo del 1958.[2]

La caratteristica notevole di tali coordinate deriva dal fatto che quelle introdotte da Schwarzschild nel 1916[3] presentano due singolarità matematiche: la prima al centro del sistema stesso, che rappresenta il buco nero, e la seconda su una sfera che circonda il buco e che coincide con l'orizzonte degli eventi. Invece con le coordinate di Eddington-Finkelstein la seconda singolarità viene eliminata, dimostrando che non si tratta di una vera singolarità fisica, ma solo di un artefatto dovuto al sistema scelto[4], per cui un osservatore che attraversi l'orizzonte degli eventi in linea di principio non dovrebbe notare nulla.

Comunque nel breve articolo del 1924 Eddington non sembra notare questa proprietà.[1]

Derivazione

Soluzione di Schwarzschild in coordinate di Schwarzschild, con due dimensioni spaziali soppresse, lasciando solo il tempo t e la distanza dal centro r. In rosso le geodetiche nulle entranti: t = r + 2 G M ln | r 2 G M 1 | + c o s t a n t e {\displaystyle -t=r+2GM\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|+costante} In blu le geodetiche nulle uscenti: t = r + 2 G M ln | r 2 G M 1 | + c o s t a n t e {\displaystyle t=r+2GM\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|+costante} In verde i coni luce sui cui bordi si muove la luce, mentre all'interno si muovono gli oggetti materiali

Si parte dalla metrica di Schwarzschild, basata su un sistema di coordinate sferiche:

d s 2 = ( 1 2 G M r ) d t 2 ( 1 2 G M r ) 1 d r 2 r 2 d Ω 2 ( 1 ) {\displaystyle ds^{2}=\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)\,dt^{2}-\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)^{-1}\,dr^{2}-r^{2}d\Omega ^{2}\qquad (1)}

dove

d Ω 2 d θ 2 + sin 2 θ d φ 2 , {\displaystyle d\Omega ^{2}\equiv d\theta ^{2}+\sin ^{2}\theta \,d\varphi ^{2},}

G è la costante gravitazionale, M è la massa del buco nero, la segnatura è (+ − − −) e si sono usate le unità naturali per cui c = 1.

Se ora si calcola l'evoluzione di una geodetica radiale ( d Ω 2 = 0 {\displaystyle d\Omega ^{2}=0} ) nulla ( d s 2 = 0 {\displaystyle ds^{2}=0} ) la (1) diventa:

0 = ( 1 2 G M r ) d t 2 ( 1 2 G M r ) 1 d r 2 {\displaystyle 0=\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)\,dt^{2}-\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)^{-1}\,dr^{2}}

da cui

d t 2 = d r 2 ( 1 2 G M r ) 2 {\displaystyle dt^{2}={\frac {dr^{2}}{\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)^{2}}}} e quindi ± d t = d r ( 1 2 G M r ) = d r + 2 G M ( r 2 G M ) d r {\displaystyle \pm \,dt={\frac {dr}{\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)}}=dr+{\frac {2GM}{\left(r-2GM\right)}}dr}

che integrando dà

± t = ( 1 + 2 G M ( r 2 G M ) ) d r = r + 2 G M ln | r 2 G M 1 | + c o s t a n t e ( 2 ) {\displaystyle \pm \,t=\int {\biggl (}1+{\frac {2GM}{\left(r-2GM\right)}}{\biggr )}dr=r+2GM\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|+costante\qquad (2)} [5]

Ossia un raggio di luce raggiunge una distanza r {\displaystyle r} dal buco nero pari a 2 G M {\displaystyle 2GM} , che è il raggio di Schwarzschild, in un tempo infinito,[6] quindi non raggiungendola mai.

Dunque, per un osservatore che si avvicini all'orizzonte degli eventi, la sua coordinata temporale secondo Schwarzschild diventa infinita (singolarità) ed è per questo che nessuna informazione può essere trasmessa verso l'esterno da un osservatore che attraversi l'orizzonte o si possa osservare un oggetto attraversare tale orizzonte, nonostante un osservatore possa comunque viaggiare attraverso esso.

In base a questo risultato, Tulllio Regge e John Wheeler, in un articolo del 1957,[7] definirono una nuova coordinata:

r = r + 2 G M ln | r 2 G M 1 | {\displaystyle r^{*}=r+2GM\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|}

che poi venne ribattezzata da Wheeler la coordinata della tartaruga, in riferimento al famoso paradosso di Zenone, in cui Achille non raggiunge mai la tartaruga.

Coordinate di Eddington-Finkelstein entranti

Soluzione di Schwarzschild in coordinate di Eddington-Finkelstein, con due dimensioni spaziali soppresse, lasciando solo il tempo t ¯ {\displaystyle {\bar {t}}} "avanzato" (il tempo scorre solo in avanti) e la distanza dal centro r. In rosso le geodetiche nulle entranti v {\displaystyle v} . In blu le geodetiche nulle uscenti. In verde i coni luce sui cui bordi si muove la luce, mentre all'interno si muovono gli oggetti materiali. Tratteggiato un oggetto che cade nella singolarità.

Ora, per eliminare la singolarità, l'idea è di trasformare le linee entranti in rette che attraversano l'orizzonte, sostituendo al tempo t {\displaystyle t} una nuova coordinata basata su quella della tartaruga:

t ¯ = t + 2 G M ln | r 2 G M 1 | {\displaystyle {\bar {t}}=t+2GM\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|} .

Infatti in questo modo la (2), nel caso di t {\displaystyle -t} , diventa:

t ¯ = r + c o s t a n t e ( 3 ) {\displaystyle {\bar {t}}=-r+costante\qquad (3)}

e la distanza diminuisce all'aumentare del tempo t ¯ {\displaystyle {\bar {t}}} (geodetiche entranti) in modo lineare.

Sostituendo t ¯ {\displaystyle {\bar {t}}} in (1) si ottengono le coordinate di Eddington–Finkelstein entranti[8][9]:

d s 2 = ( 1 2 G M r ) d t ¯ 2 4 G M r d t ¯ d r ( 1 + 2 G M r ) d r 2 r 2 d Ω 2 {\displaystyle ds^{2}=\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)d{\bar {t}}^{2}-{\frac {4GM}{r}}\,d{\bar {t}}\,dr-\left(1+{\frac {2GM}{r}}\right)\,dr^{2}-r^{2}d\Omega ^{2}} ,

come originariamente ricavate da Eddington e Finkelstein.

Definendo delle nuove coordinate v = t ¯ + r {\displaystyle v={\bar {t}}+r} , note come tempo avanzato, è possibile semplificare ulteriormente la metrica:[9][10]

d s 2 = ( 1 2 G M r ) d v 2 2 d v d r r 2 d Ω 2 {\displaystyle ds^{2}=\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)dv^{2}-2\,dv\,dr-r^{2}d\Omega ^{2}} ,

ottenendo come soluzione v = 2 r + c o s t a n t e {\displaystyle v=2r^{*}+costante} ,[11] da cui

t ¯ = r 4 ln | r 2 G M 1 | + c o s t a n t e {\displaystyle {\bar {t}}=r-4\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|+costante}

che insieme alla (3) permette di costruire il grafico a fianco riportato, in cui sostanzialmente al crescere del tempo diminuisce la distanza dal centro, descrivendo quindi l'evoluzione temporale di un oggetto in presenza di un buco nero.

Coordinate di Eddington-Finkelstein uscenti

Soluzione di Schwarzschild in coordinate di Eddington-Finkelstein, con due dimensioni spaziali soppresse, lasciando solo il tempo t {\displaystyle t^{*}} "ritardato" (il tempo scorre solo all'indietro) e la distanza dal centro r. In rosso le geodetiche nulle entranti u {\displaystyle u} . In blu le geodetiche nulle uscenti. In verde i coni luce sui cui bordi si muove la luce, mentre all'interno si muovono gli oggetti materiali.

In modo del tutto analogo si ragiona sulle linee uscenti, definendo:

t = t 2 G M ln | r 2 G M 1 | {\displaystyle t^{*}=t-2GM\ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|} .

In questo modo la (2), nel caso di + t {\displaystyle +t} , diventa:

t = r + c o s t a n t e {\displaystyle t^{*}=r+costante} ,

che sono le geodetriche uscenti, con cui poi definire u = t r {\displaystyle u=t^{*}-r} , noto come tempo ritardato, da cui si ricavano le coordinate di Eddington-Finkelstein uscenti:[12]

d s 2 = ( 1 2 G M r ) d u 2 + 2 d u d r r 2 d Ω 2 {\displaystyle ds^{2}=\left(1-{\frac {2GM}{r}}\right)du^{2}+2\,du\,dr-r^{2}d\Omega ^{2}} ,

con soluzione u = 2 r + c o s t a n t e {\displaystyle u=-2r^{*}+costante} .

A fianco il grafico corrispondente per t {\displaystyle t^{*}} , in cui sostanzialmente al crescere del tempo aumenta la distanza dal centro, in modo contrario e simmetrico rispetto al caso precedente, teoricamente dando vita ad un buco bianco, cioè un oggetto da cui la materia e la luce sono espulsi.[13]

Relazioni con altri sistemi di coordinate

In questo modo, in entrambi i sistemi, la singolarità a distanza 2 G M {\displaystyle 2GM} dalla singolarità centrale viene eliminata e le coordinate di Schwarzschild vengono estese oltre l'orizzonte degli eventi, con quello che viene definito un prolungamento analitico, ma in due modi diversi, ossia con due sistemi di coordinate distinte: uno per il buco nero e uno per il buco bianco.

È possibile estendere ulteriormente le coordinate in modo da avere entrambi i sistemi in uno solo grazie alle coordinate di Kruskal-Szekeres, in cui, oltre alle due singolarità (buco nero e buco bianco) e allo spazio ad esse esterno, compare una quarta regione simmetrica allo spazio esterno alle due singolarità.

Le coordinate Eddington-Finkelstein hanno qualche somiglianza con le coordinate Gullstrand-Painlevé in quanto entrambe sono indipendenti dal tempo e attraversano sia in entrata che in uscita l'orizzonte degli eventi, entrambe non sono diagonali (le ipersuperfici a "tempo" costante non sono ortogonali alle ipersuperfici a r costante) e Ie seconde hanno una metrica spaziale piatta, mentre le ipersuperfici spaziali (a "tempo" costante) delle prime sono nulle e hanno la stessa metrica di un cono nullo nello spazio di Minkowski ( t = ± r {\displaystyle t=\pm r} nello spaziotempo piatto).

Note

  1. ^ a b A.S. Eddington, A Comparison of Whitehead's and Einstein's Formulæ (PDF), in Nature, vol. 113, n. 2832, Feb 1924, p. 192, Bibcode:1924Natur.113..192E, DOI:10.1038/113192a0.
  2. ^ David Finkelstein, Past-Future Asymmetry of the Gravitational Field of a Point Particle, in Phys. Rev., vol. 110, 1958, pp. 965–967, Bibcode:1958PhRv..110..965F, DOI:10.1103/PhysRev.110.965.
  3. ^ Karl Schwarzschild, On the gravitational field of a sphere of incompressible fluid according to Einstein's theory, Sitzungsber. Preuss. Akad. Wiss. Berlin (Math. Phys.) 1916 (1916), pagg. 424-434.
  4. ^ Robert M. Wald, 6.4, in General Relativity, 1984, p. 149.
    «due semplici esempi che gettano un po' di luce sulla natura della questione»
  5. ^ Ray d'Inverno, 16.4 Space-time diagram in Schwarzschild coordinates, in Introducing Einstein's Relativity, Oxford University Press, 1995, pp. 216-217, ISBN 0-19-859686-3.
  6. ^ r 2 G M ln | r 2 G M 1 | ln | 1 1 | = {\displaystyle r\rightarrow 2GM\Longrightarrow \ln \left|{\frac {r}{2GM}}-1\right|\rightarrow \ln \left|1-1\right|=-\infty \,}
  7. ^ T.Regge, J.A. Wheeler, "Stability of a Schwarzschild singularity", Phys. Rev. 108, 1063 (1957)
  8. ^ d t ¯ = d t + 2 G M r 2 G M d r {\displaystyle d{\bar {t}}=dt+{\frac {2GM}{r-2GM}}dr}
  9. ^ a b Ray d'Inverno, 16.6 Eddington–Finkelstein coordinates, in Introducing Einstein's Relativity, Oxford University Press, 1995, pp. 219-221, ISBN 0-19-859686-3.
  10. ^ Dalla definizione di v {\displaystyle v} si ha d t ¯ = d v d r {\displaystyle d{\bar {t}}=dv-dr} , che va sostituito nella formula precedente
  11. ^ Come per ricavare la formula (2), avendo d Ω 2 = 0 {\displaystyle d\Omega ^{2}=0} e d s 2 = 0 {\displaystyle ds^{2}=0} , si calcola d v / d r {\displaystyle dv/dr} e poi si integra
  12. ^ Ray d'Inverno, 16.7 Event horizons, in Introducing Einstein's Relativity, Oxford University Press, 1995, p. 222, ISBN 0-19-859686-3.
  13. ^ Ray d'Inverno, 16.8 Black holes, in Introducing Einstein's Relativity, Oxford University Press, 1995, pp. 223-224, ISBN 0-19-859686-3.

Bibliografia

  • Ray d'Inverno, Introducing Einstein's Relativity, Oxford University Press, 1995, ISBN 0-19-859686-3.

Voci correlate

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