Guglielmo da Fenoglio

Beato Guglielmo da Fenoglio
Il beato Guglielmo da Fenoglio (a destra) con sant'Ugo di Lincoln in un dipinto di Bernardino Campi nella pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano
 

Monaco certosino

 
NascitaBorgoratto, 1065
MorteCasotto, 1120
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione1860 da papa Pio IX
Ricorrenza19 dicembre
AttributiMulo, zampa di mula, rosario
Patrono diConversi certosini, Garessio
Manuale
Da sinistra, Guglielmo da Fenoglio, tratto dalle Storie della vita di san Bruno, serie di affreschi di Daniele Crespi nella Certosa di Garegnano a Milano. Guglielmo è ritratto con la zampa della mula e il rosario tra le mani.

Guglielmo da Fenoglio (Borgoratto, 1065[1]Casotto, 1120[1]) è stato un religioso e monaco cristiano italiano dell'Ordine dei certosini.

Monaco della certosa di Casotto, il suo culto come beato è stato confermato da papa Pio IX nel 1860.

Biografia

Attratto dalla vita religiosa fin dalla giovinezza, condusse inizialmente vita eremitica presso Torre e poi si unì ad alcuni compagni per vivere a Casotto secondo il modello proposto da san Bruno. La comunità, in seguito, si sottomise alla Grande Chartreuse.[2]

Guglielmo rimase sempre un fratello laico e si distinse per lo spirito di umiltà e obbedienza.[2]

Il culto

Il suo corpo, conservato presso la "casa bassa" della certosa di Casotto, si conservò incorrotto e flessibile per tre secoli. La sua tomba fu più volte trasferita presso il cimitero della "casa superiore" e più volte ritornò alla "casa bassa": per evitare che i pellegrini disturbassero con la vita solitaria dei certosini, la salma fu infine nascosta dai monaci e se ne perse traccia.[3]

È il patrono dei conversi certosini.[4]

Nell'arte è spesso raffigurato con una zampa di mula che, secondo la leggenda agiografica, avrebbe utilizzato per mettere in fuga dei briganti. Sue immagini si trovano nella certosa di Pavia, nella chiesa del Brichetto a Morozzo e negli affreschi di Micco Spadaro nella certosa di San Martino a Napoli.[4]

In una bolla di papa Pio V del 21 febbraio 1568 è appellato "santo".[4] Papa Pio IX, con decreto del 29 marzo 1860, ne confermò ufficialmente il culto con il titolo di beato.[5]

Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 19 dicembre.[6]

Note

  1. ^ a b Santi e beati
  2. ^ a b Renzo Amedeo, Bibliotheca Sanctorum (BSS), vol. VII (1966), col. 465.
  3. ^ Renzo Amedeo, Bibliotheca Sanctorum (BSS), vol. VII (1966), col. 466.
  4. ^ a b c Renzo Amedeo, Bibliotheca Sanctorum (BSS), vol. VII (1966), col. 467.
  5. ^ Index ac status causarum (1999), p. 430.
  6. ^ Martirologio romano (2004), p. 956.

Bibliografia

  • Martirologio Romano: riformato a norma dei decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Libreria editrice vaticana, 2006 [2004], ISBN 978-88-209-7925-6.
  • Ecclesia Catholica Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano, 1999. URL consultato il 2 settembre 2024.
  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (a cura di), Bibliotheca Sanctorum (BSS) (TXT), 12 voll., Roma, Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, 1961-1969.
  • Gianpiero Pettiti e Mariella Lentini, Beato Guglielmo di Fenoglio, su Santiebeati.it. URL consultato il 2 settembre 2024.

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Collegamenti esterni

  • Guglielmo da Fenoglio, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it. Modifica su Wikidata
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